mercoledì 22 maggio 2013

Il diavolo alle quattro...

...e mezzo di mattina, l'ora in cui siamo partiti dall'ecolodge per questa escursione con Hari e il giovane autista di cui non ricordo mai il nome, quindi lo chiameremo Driver.
La notte è stata un po' agitata per il caldo, per troppi buoni caffè e per l'arrivo in serata al lodge di una rumorosa compagnia di motociclisti, una spedizione chiamata “Ring of Fire” che sta girando l'Indonesia, quindi alla partenza eravamo piuttosto rincoglioniti. Per raggiungere il porto di Canti da cui partono le barche per la riserva naturale del Krakatoa ci vogliono più di tre ore d'auto da dove ci troviamo e poi da lì sono due ore e mezza in mare se si va con una barca da pesca come la nostra, ci vuole un po' meno tempo e molti più soldi noleggiando un motoscafo. Abbiamo fatto colazione sul tetto della barca navigando tra i numerosi isolotti dello Stretto della Sonda che separa Sumatra da Giava. Superate diverse isole con belle spiagge e con un mare un po' mosso che ci ha tenuti tutti all'aperto perché con l'aria si soffre meno, si cominciava a intravedere la sagoma della nostra meta nella foschia dell'afa equatoriale.
La storia del Krakatoa è raccontata benissimo in una puntata di Ulisse in cui i mitici Piero e Alberto Angela sono aiutati nella narrazione da un'ottima ricostruzione dei fatti dell'epoca sotto forma di film, ma fin da bambina questo è stato il mio vulcano preferito perché già il suo nome mi metteva paura evocando il suono della crosta terrestre che si spacca per far uscire la terribile lava incandescente che era uno dei miei incubi peggiori. Creazione e distruzione insieme, catastrofe planetaria scatenata da una bella isola tropicale... che fascino!
Ora vi spiego un po' in breve: c'è una caldera sottomarina del diametro di circa 7 km che con le sue continue eruzioni di roccia e materiale magmatico ha formato nei secoli una grossa isola con tre coni vulcanici e uno di questi era il monte Krakatoa. Nell'agosto del 1883 l'intera isola è esplosa in una spettacolare eruzione che ha avuto conseguenze su tutto il pianeta. Dell'isola originale è rimasta una parte del monte Krakatoa e due isolotti allungati lungo la circonferenza della caldera. Dal 1925 circa, nel mezzo del vuoto lasciato dall'esplosione, una nuova isola è spuntata crescendo al ritmo di 10 metri all'anno ed è stata chiamata Anak Krakatau che significa appunto figlio del Krakatoa. Il figlioletto, oltre a crescere con un velocità impressionante, è parecchio vivace, infatti, mentre i resti del monte padre sono inattivi e ricoperti di una verdissima vegetazione, Anak Krakatau ha già eruttato diverse volte, l'ultima a settembre 2012 e nelle foto potete vedere la quantità di nuova terra che hanno prodotto i suoi ultimi colpi di tosse. La vegetazione è  quindi ridotta ad una striscia lungo la spiaggia perché viene continuamente distrutta dall'attività del pargoletto.
Più ci avviciniamo all'isola e più diventano chiare le fumarole sul camino principale e il grosso pennacchio di fumo che si leva dalla cima come da un'enorme nave a vapore. Sulla spiaggia c'è una casetta di legno che ospita i guardiani della riserva, questi non sono i sismologi che monitorano la situazione geologica della caldera, ma sono semplici guardie che vigilano sulla pesca illegale. I pescatori usano perfino l'esplosivo e il corallo delle barriere va in frantumi dopo aver impiegato migliaia di anni a crescere insieme a tutte le creature che ci vivono dentro e intorno. Con due di loro, ragazzini che parevano quindicenni, Hari e Driver siamo saliti per un sentiero che porta a circa metà altezza del vulcano perché non è prudente andare oltre, ma già arrivare fin lì sotto il sole di mezzogiorno (perché siamo i...) affondando i passi nella cenere nera e bollente lungo un pendio sempre più ripido, è un'impresa che mette a dura prova. Io sono arrivata a fatica, fermandomi due volte a riprendere fiato e bere. Si passa tra le rocce sparate fuori dal vulcano che lasciano grossi crateri lungo il fianco della montagna, alcune sono enormi e sono state lanciate con una tale forza da rimanere incastrate nel terreno come... come una catapulta! direbbe il nostro Pino Cammino che ha visto tutto.
Arrivati alla fine del sentiero si gode di una splendida vista sul cono principale, sulla caldera e le isole intorno, si vedono bene le fumarole verso la cima e si è circondati da rocce di ogni forma, grandezza e colore. Grossi pezzi di zolfo spaccati dalla violenza con cui sono impattati al suolo dopo essere stati scagliati in aria insieme alle pietre pomici e a pesanti rocce provenienti dagli strati profondi del pianeta. Camminare nella cenere mi ha ricordato la spettacolare salita serale a Stromboli, se vi capita andateci perché è un'esperienza indimenticabile.
Scesi dal monte, Sergio si è rinfrescato facendo il bagno tra le onde trasparenti che si allungano sulla sabbia nera, una nuotata in mezzo alla caldera. Verso la fine della spiaggia c'è un nido di tartaruga marina, il primo sull'Anak Krakatau e i guardiani l'hanno protetto dai predatori costruendo un piccolo recinto intorno alle uova, un cartello indica la data di deposizione così sanno quando togliere il recinto per lasciar andare le tartarughine al mare.
Abbiamo pranzato sulla spiaggia e poi siamo saliti di nuovo in barca per il lungo viaggio di ritorno. Prima di fare rotta su Canti, però, abbiamo fatto un giro intorno all'isola così abbiamo potuto osservare l'impressionante quantità di nuovo materiale eruttato l'anno scorso sull'altro versante rispetto al sentiero fatto a piedi. Dal mare la vista è sconvolgente, ma le foto qui non rendono l'idea.
Sono strafelice di aver finalmente incontrato Krakatoa e Anak Krakatau, è un sogno dell'infanzia che si avvera e fa niente se Sergio voleva buttarmi giù dalla barca maledicendomi per le dodici ore di viaggio che  ci siam sorbiti tra andata e ritorno per passare tre ore su un'isola pericolosa.
La vostra avventurosa National GeoBarbi è soddisfatta!

P.s. Abbiamo finalmente ottenuto il permesso di visitare il santuario dei rinoceronti, domani si va!
P.p.s. Riguardate gli album fotografici dei giorni scorsi perché ho aggiunto nuove foto, li trovate tutti nel link a destra photo de passacc.

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