venerdì 23 settembre 2016

Ippopotami e scarpe

Mi fingo uno di loro per avvicinarmi
Lasciato il lago magico di Nakuru, ci siamo messi in viaggio per tornare a Nairobi, ma la mattina avevamo abbastanza tempo per una sosta a un altro lago interessante anche se, a mio parere, non altrettanto spettacolare, il Naivasha. È qui che ho cominciato a temere gli ippopotami, per questo motivo ho evitato il giro in barca, rimanendo nei dintorni del lago a fare foto ignoranti con Feddi mentre Claudia prendeva il sole. La Fra, invece, ha ripetuto l'esperienza con Sonia e Rosalba, anzi, a loro è andata molto meglio grazie a un accompagnatore che questa volta ha saputo mostrare e raccontare le bellezze del luogo che, oltre alla nutrita popolazione di ippopotami, includono una gran varietà di splendidi uccelli come aquile, pellicani e cormorani.
Partiamo per Nairobi all'ora di pranzo e lo ordiniamo al Khweza con il telefono di Fred in modo da trovare pronto in tavola al nostro arrivo un'ora e mezza dopo perché i tempi lenti africani non sono una leggenda.
La strada che percorriamo lungo la Rift Valley è molto trafficata e si formano colonne di camion interminabili. Fred ci spiega che quella è la via principale da e per l'Uganda che, non avendo sbocchi sul mare, commercia attraverso il porto keniota di Mombasa. Una sola corsia per senso, un tratto ancor più rallentato a causa di lavori, vecchi tir che sbuffano nuvole color catrame e procedono lenti perché caricati oltre un limite ragionevole, e l'ingorgo è servito, con tanto di venditori di pannocchie arrostite che approcciano i camionisti in coda.
Alla fine però arriviamo all'ostello che ormai le Cavallette chiamano casa e ad accoglierci c'è una Peris splendida come la ricordavamo che ci abbraccia, ci bacia e mi chiede se siamo soddisfatte del tour, ovviamente sì. “Nessun problema?” domanda premurosa e io rispondo: “Nessuno e comunque Fred risolve sempre.” L'efficienza e la cortesia di tutto lo staff sono il motivo per il quale siamo tornate, dai cuochi che salutano quando passi davanti alla porta della cucina, alla cameriera Grace che si presenta tutte le volte che la incroci, agli addetti alla reception aperta 24 ore, al ragazzo che ci porta i bagagli in camera dicendo: “Sentitevi a casa e chiamateci per qualsiasi cosa abbiate bisogno” e sto parlando di un ostello da 20 euro a notte.

Dopo pranzo, Sonia, Rosalba e Claudia decidono di uscire a visitare Nairobi. Io preferisco rimanere a scrivere sul terrazzo perché non amo particolarmente le città e la capitale del Kenya è tante cose, ma bella da visitare proprio no. Anche la Fra e Feddi rimangono a godersi un pomeriggio di relax, leggendo e arrostendo al sole. Ci siamo ritrovate noi tre, le Cavallette ufficiali, sole per la prima volta in questa vacanza, una di quelle situazioni che ti fanno pensare come ai vecchi tempi, dolce e bizzarro. 
Cavallette time
Non sapevamo a che ora cominciare a preoccuparci per le tre turiste bianche disperse (sono arrivate sane e salve per cena) intanto Fred ci ha presentato il suo amico Freddy (gran fantasia di nomi qui), un ragazzo gentilissimo e discreto che confeziona scarpe e abiti su misura con tessuti coloratissimi. Aveva con sé un piccolo campionario delle sue creazioni che ci ha mostrato quasi con timidezza, ma siamo rimaste stupite dall'originalità e dalla qualità dei suoi lavori.  Così abbiamo ordinato un paio di scarpe ciascuna per il giorno della partenza.
Insomma, oggi giornata tranquilla, ma il programma prosegue con il Nairobi National Park, i giardini pubblici con le scimmiette amichevoli, il Giraffe Center, l'orfanotrofio degli elefantini e... chi lo sa? Siamo nelle mani della creatività di Peris e Fred.

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